Il sapore del tempo

Ci sono giornate che ti rimangono dentro, non solo per i vini assaggiati, ma per l’atmosfera che si crea attorno a un tavolo. Qualche giorno fa ho avuto il piacere di vivere una di quelle esperienze che riconciliano con la bellezza delle cose semplici: una degustazione in Cantina Ferragù a Cellore di Illasi.

Eravamo in dieci, un piccolo gruppo di amici ed esploratori del gusto. Alcuni arrivavano dalle colline vicine, altri da Roma e persino dal Brasile. È incredibile come il vino riesca ad attirare e unire persone da luoghi così diversi, con una lingua comune fatta di aromi, sorrisi e brindisi.

L’accoglienza di Carlo Ferragù

Ad attenderci c’era Carlo Ferragù, che con la sua consueta generosità ha aperto le porte della sua cantina e ci ha accolto come vecchi amici. Non si è risparmiato: ci ha fatto assaggiare tutta la sua produzione, con la passione di chi sa che dietro ogni bottiglia c’è molto più che vino — c’è lavoro, dedizione, storia familiare e territorio.

I vini degustati

Abbiamo iniziato con il Valpolicella Classico Superiore DOC, elegante e sincero, un vino che racconta subito la mano artigiana e l’identità di queste colline.

Poi siamo passati all’Amarone della Valpolicella DOC, potente e raffinato, con quelle note che sanno sorprendere ad ogni sorso.

Non poteva mancare il Passito Terre della Sorte, dolce ma mai stucchevole, un abbraccio che accompagna la conversazione.

E infine, una vera chicca: il Ferrabrut, una bollicina ottenuta con il metodo classico e cinque anni di riposo sui lieviti. Una produzione minuscola, fine e persistente, che ha lasciato tutti a bocca aperta. Un vino che da solo basterebbe a giustificare il viaggio.

I sapori in abbinamento

Ad accompagnare i calici non c’erano finger food patinati, ma sapori veri e autentici, quelli che fanno parte della nostra tradizione.

Il pan biscotto — di cui vi parlerò presto, perché merita una storia a parte — ha fatto da base perfetta. Con lui abbiamo gustato la Stortina Veronese, presidio Slow Food portato dal mitico Signor Maiale, e il Monte Veronese di Malga DOP, presidio Slow Food firmato La Casara di Roncolato.

Un piatto semplice, un tagliere rustico, eppure capace di raccontare molto più di tante parole.

Un salto indietro nel tempo

Abbiamo passato un paio d’ore che sembravano sospese. Non c’era fretta, non c’era rumore di fondo, solo il piacere di condividere. Sembrava davvero di essere tornati indietro nel tempo, quando queste cose erano la normalità delle giornate.

Non voglio sembrare malinconico — anzi, il messaggio è positivo: se volete provare le stesse emozioni, vi consiglio di andare a trovare Carlo Ferragù a Cellore di Illasi. Vi accoglierà con la stessa generosità, e vi farà scoprire vini che hanno l’anima di questo territorio.

Una riflessione finale

Il vino, in fondo, è questo: un filo che unisce le persone, che ci fa rallentare e assaporare la vita con più consapevolezza.

E per chiudere in bellezza, lascio la parola a chi sul vino ha scritto una delle frasi più vere di sempre:

“Il vino è la poesia della terra.” (Mario Soldati)