Quand’è che l’odore del formaggio ti entra nelle narici e ti fa battere il cuore? Per me è successo subito, appena ho messo piede a Bra, per l’edizione 2025 di Cheese, il grande evento biennale dedicato ai formaggi a latte crudo organizzato da Slow Food. Sì, lo ammetto: arrivo sempre con l’animo del cacciatore di gusto, con la mappa mentale già tracciata tra banchi, alveari di sapori e incontri con produttori che raccontano le loro storie con occhi lucidi e mani segnate.
Una città trasformata in un regno del gusto
Per quattro giorni, dal venerdì al lunedì, il centro storico di Bra si è trasformato in un universo di profumi, assaggi e dialoghi: oltre 400 espositori provenienti da 13 paesi hanno invaso vie e piazze, attirando centinaia di migliaia di visitatori tra curiosi, famiglie, studenti e appassionati. Un flusso gioioso che ha reso la città un laboratorio a cielo aperto, dove si parla di montagna, biodiversità, ambiente e cultura gastronomica.
Io, come sempre, giravo con il mio inseparabile taccuino e il naso all’erta. Non mi stanco mai di questa caccia lenta, fatta di sguardi, parole e assaggi rubati. E in mezzo al fermento ho ritrovato i miei gioielli del gusto: la Robiola di Roccaverano, l’Asiago Stravecchio e le meravigliose sorelle Facciotti con il loro pregiato Magagn. Sentire una casara raccontare di notti intere passate a controllare la stagionatura è qualcosa che mi commuove come un tramonto sulle colline.
Distinti Salumi e vecchie amicizie
Novità di quest’anno è stata l’area “Distinti Salumi”, dove diciannove norcini da tutta Italia hanno raccontato il mondo delle carni artigianali con orgoglio e passione. È stato qui che ho ritrovato la mia cara amica Luisa D’Agostino, promotrice tenace del maiale nero dei Nebrodi. Ci conosciamo da più di vent’anni e collaboriamo da sempre per valorizzare queste eccellenze. Ma di lei vi parlerò presto: merita un capitolo tutto suo.
Il cuore del 2025: il latte crudo
Il tema centrale di quest’edizione è stato proprio il latte crudo, l’anima viva del formaggio artigianale. Slow Food ha voluto ribadire che il latte non pastorizzato non è un rischio, ma una risorsa culturale, agricola e nutrizionale. Durante i convegni è emerso come il latte crudo, se prodotto in modo consapevole e rispettoso, rappresenti la massima espressione della biodiversità e del legame tra animale, territorio e uomo. Le conclusioni? Che proteggere il latte crudo significa proteggere la vita stessa delle montagne, i pascoli, i piccoli allevatori e la cultura del gusto autentico. In un mondo che tende a uniformare tutto, il latte crudo ci ricorda che la diversità è ricchezza.
Il valore di un incontro
Cheese non è solo un evento: è un rito collettivo che celebra la bellezza del lavoro ben fatto. Qui non si compra soltanto un formaggio, ma si incontra il suo autore. E ogni volta che torno a casa, con la valigia odorosa di stagionati e il cuore pieno di storie, capisco che queste fiere sono molto più di un mercato: sono un atto d’amore verso chi produce cibo buono, pulito e giusto.
Alla prossima tappa, con la borraccia, il taccuino e — ovviamente — il mio naso allenato per trovare ancora una volta… il formaggio giusto.